ARTISTI
Emanuela Giacco
Scheda dell’artista

Ha esposto a Firenze, Genova, L’Aquila, La Spezia, Mantova, Milano, Olbia, Palermo, Poltu Quatu, Porto Rotondo, Roma, Sorrento, Torino, Venezia, Barcellona, Bruges, Parigi. Si sposta nuovamente su L’Aquila nel 2019, lì ha il piacere di collaborare con il maestro Raimondo Tiberio, avvicinandosi così al mondo della scultura. In piena Pandemia, nell’aprile del 2020 si trasferisce in Sardegna, dove vive tutt’ora, l’energia di questi territori è così intensa da permetterle di avvicinarsi a qualcosa di più materico, alle corde dei suoi dipinti accosta installazioni di cime nautiche, così la sua prima scultura tessile, vince in agosto il primo premio della IV edizione “Le Quai Des Artistes” a Porto Rotondo, fortemente voluta dal Conte Luigi Doná dalle Rose con la sua fondazione. Di lì in poi continua a lavorare sul capitolo di opere relativo alle sculture tessili, realizzate con cime nautiche dismesse, opere d’arte che siano portavoce dell’amore per il pianeta, focalizzando così l’attenzione sulla tematica ambientale, cercando di coinvolgere il più possibile il pubblico, le organizzazioni e gli enti che in qualche modo possano contribuire a salvaguardare quanto abbiamo di più prezioso: la Terra, la nostra casa.
La sua ricerca ha una matrice esistenzialista. Nelle opere pone l’accento sulla complessità dell’essere umano fatta dalla stratificazione di codici genetici, morali e culturali. Fa riferimento alla duplice natura di tutti quei vincoli che l’essere umano sperimenta nel corso della sua esistenza, arrivando ad un discorso storico che ripercorre l’intero cammino dell’uomo, dalle sue origini ad oggi. La cima come elemento simbolico ed espressivo che racchiude in sé tutta la sua ricerca. La cima come simbolo dei legami che sono parte dell’esistenza di ogni persona. La cima risponde alla legge della spirale logaritmica una struttura onnipresente in natura dal DNA alle galassie. La cima, a livello puramente formale, è legata alla serie di Fibonacci che esprime il concetto di bellezza e armonia. La cima, essendo una cima di recupero, parla della storia, porta con sé l’energia delle mani che l’hanno accarezzata o strattonata, porta con sé il sapore dei mari che ha solcato. La cima racconta storie di legami, delle sovrastrutture e degli intrecci dell’inconscio umano mai sciolti. Legami come i vincoli individuali, ma anche come l’insieme delle sovrastrutture che portano le scelte dell’individuo ad essere continuamente ed inevitabilmente condizionate dal luogo, dal periodo storico, dalla cultura e dalla religione. Averne coscienza o meno determina il loro valore all’interno dell’esperienza di ognuno. L’intreccio di nodi come la rappresentazione “dell’Io” di ogni individuo che si ricollega al “Tutto”. Di qui il collegamento con la natura, che diventa un tema centrale abbracciando anche il mondo della sostenibilità. Così sostenibilità diventa la parola d’ordine. L’arte da sempre si interroga sul momento presente, racconta di cambiamenti, di rivoluzioni alle volte anticipandole. L’artista crede che oggi l’arte non possa non parlare di crisi climatica. Crede n un progetto che risvegli le coscienze sociali. Ogni anno tonnellate di fibre tessili sintetiche vengono smaltite e nel peggiore dei casi vengono gettate nei fondali marini intaccando posidonia e tutte le specie. Crede che l’arte parli attraverso le emozioni, motivo per cui il messaggio veicolato sarà sempre molto potente. Le sculture tessili sono infatti realizzate con cime di recupero racchiudendo così la sintesi della sua ricerca, esistenzialismo, natura e sostenibilità.