Nella mia copertina di Idola, c’è la Venere degli stracci, di questo estroso artista, che è Michelangelo Pistoletto; e questo la dice lunga sull’incedere delle mie considerazioni nei suoi confronti. Il compimento dei novant’anni, fecondi di una vita inventiva, ha acceso i riflettori su di lui, sulla sua attività, sulla sua poetica, fatta di una sacrale irriverenza nei confronti dei dogmatismi e dei feticismi, fossero anche quelli della stessa poetica poverista, che non è stata mai vissuta, da lui, come un sajo, una divisa e una bandiera, ma un punto di vista che si proietta in esterno, nell’incontro con l’altro, col mondo. Il fatto che una storica installazione della stessa Venere…. sia stata bruciata nella più bella piazza di Napoli, trasformata, per l’occasione, in luogo di abominio, di esercizio della violenza, nei confronti di ogni cosa che sia ritenuta “diversa” rispetto al proprio blocco mentale. Chi l’ha fatto è stato una vittima della sottocultura di massa, non abituata all’uso della intelligenza, della comprensione, a cui Pistoletto s’è rivolto nel proposito di aprire un dibattito che vada oltre la stucchevole dialettica del bello e del brutto,

ma possa comprendere che le arti, seguite alla grande tensione delle avanguardie novecentesche, non sono più solo quelle della misura e dell’armonia (delle belle arti) ma ad esse si aggiunge quella delle arti visive, basate sulla dismisura e sulla sperimentazione del nuovo. L’intenzione di Pistoletto non è stata mai quella di piacere, ma quella di fare comprendere, in una forma che è etica, morale, pedagogica, prima che estetica; ma anche estetica. Ma, dire che c’è una sottocultura di massa, non deve essere una discarica di responsabilità nei confronti dell’altro e degli altri, ma una assunzione di consapevolezza della esigenza, di fare quello che si spiega e di spiegare quello che si fa; non esistono rietti e malefici per destino, neanche nella città di Ortese e di Malaparte, non è detto che il mare non debba mai bagnare Napoli e che la pelle sia di una antropologia coatta a ripetere masanielli e pulcinelli, ma anche biblioteche marottiane e spiriti edoardiani e ameliani. La bella mostra del Chiostro del Bramante in Roma è, è stata, esempio virtuoso di come l’enigma possa scoprire, virtù e conoscenza.

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO