Il luogo è quello mitico di Cinecittà, che tutti abbiamo nel cuore e nell’immaginario, per i tanti film, che ha visto nascere, nel dopoguerra e negli anni ‘50, detti di grande sviluppo e di miracolo economico, ma i realtà, di migrazioni bibliche da tutte le regioni a sud di Napoli, isole comprese.
Gli anni del neorealismo e della commedia italiana, in bianco e nero, con capolino di Ferrania color e Tecnicolor, che annunciavano la Dolce Vita e l’epopea di Via Veneto, con paparazzi e dive in vacanze e lavori romani. Con gli anni sessanta, si consumano le povertà, i miti, i sogni e nasce un lungo tempo della stagnazione, dove non emergono più né Gassman, né Sordi, né Fellini, né Antonioni; e menomale che c’è Verdone. Cinecittà ha rischiato grosso, di diventare un mega emporio commerciale, con qualche virgola di “come eravamo”. Per fortuna i nefasti non sono stati totali, anche se, il passato è passato e basta e resta un po’ e un po’ cinema, televisione, doppiaggio e qualche sogno.

Una bella notizia, viene, per fortuna dall’alta moda romana, che l’ha scelto per sfilare in questo luglio di permanenza di distanze interpersonali, che nell’italiese imperante, sono diventate “sociali”, che non c’entra nulla ed è un’altra cosa. Sfila la forza stilistica italiana, che si distende tra Roma, Firenze e Milano, perpetuando un protagonismo, che vede passare i grandi nomi e le giovani promesse, ma soprattutto un sistema, un’organicità, un eccellenza, che non ha cadute ed angoli bui, ambasciatrice di una ineguagliabile storia e attualità di italiani, con “Fashion Hub”, con “Who is on next?”, con “Showcase Roma” , con “portfolio Review”. Come dire, i valori cardine del made in Italy;  moda.

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO