Una vera psicologia erratica, quella di Aldo Mondino, un uomo, un poeta, un artista, devoto al suo lavoro di intraprendente inventore, innovatore, capace di guardare, contemporaneamente, indietro e in avanti, lasciando al presente il brio dell’emozione, sempre in sorpresa di fare qualcosa di inedito, di demistificante, ma anche di attento alla tradizione e alla sacralizzazione. La nostra frequentazione milanese prima e piemontese dopo passò attraverso Signo una rassegna di pochi artisti raffinati come lui, Paolo Baratella, Achille Pace, Renato Mambor, Gian Marco Montesano, Alessandro Bazan, Santolo De Luca, Alfredo Romano, Arcangelo, Paolo Cotani, a Palazzolo Acreide nella Chiesa dell’Annunziata.
Ricordo l’incontro a Siena, da Bagnai, con una statua di cioccolato fondente, imbriante negli occhi e stimolante nell’olfatto oltre che nella grande voglia di divorarla, cosa che ho desistito dal fare in omaggio alle buone maniere e all’elevato costo dell’oggetto.

Dovevamo fare una bella mostra a Brisighella, ma poi non si fece, più con me, a causa del mio tour nella sua villa piemontese, con un collezionista H.T. che voleva, voleva comprare tutto, ma poi non si concluse niente. E passo a dire, di quello che doveva essere il grande matrimonio di arte e mercato e si tramutò in una mezza tragedia, anche se un po’ comica. Arrivo.
All’uscita, di Caselle Aeroporto, una lussuosa limousine bianca, con tanto di chauffeur in livrea, che ci fece sedere in posto ospiti con tanto di cappello in mano. Passaggio in una macelleria lux per comprare due solenni (due si fa per dire) costate di bue grasso di Carrù, poi accoglienza regale da tutti i punti di vista. Perché questo era Mondino, un aristocratico tutto cuore, generosità, tanto imprevedibile fantasia, quanto rapida follia. Tutto bene, tutto splendido, strette di mano, abbracci, brindisi, dormitina post prandium.

D’accordo sul prezzo delle opere, sui modi di pagamento, sulle consegne, sull’avvio di una collaborazione a tutto tondo, solo un piccolo disaccordo sulla prima trance di pagamento.
Gennaio Mondino, Febbraio H.T. e così, parola tira l’altra, si passò alle parolacce, alle grida, al niet; dell’uno per l’altro e dell’altro per l’uno. H.T. venne cacciato di casa in malo modo ed io, per cortesia dovetti accompagnarlo. Limousine, in omaggio a me, fredda e senza parole per l’aeroporto. Lui, che poi mi scrisse e ci sentimmo varie volte, ma senza più parlare di lavoro, per l’altro neanche un saluto formale. Ora, entrambi sono morti e penso che lassù si siano incontrati e fatto pace, ma erano, erano stati troppo uguali per collaborare fattivamente.
Tra i tanti che nella mia vita ho incontrato, Aldo Mondino resta seduto in vetta. Un grande!!!

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO